
Anomalia dell’occhio del Collie – CEA
testo tratto ed adattato da “Il Libro del Border Collie” – F. Balducci – Ed. Ediemme – 2007 con la collaborazione di Adolfo GuandaliniMedico Veterinario – Società di Oftalmologia Veterinaria Italiana
L’Anomalia dell’Occhio del Collie è una condizione patologica congenita non progressiva, caratterizzata dall’ipoplasia della coroide ovvero da un inadeguato sviluppo di quello strato localizzato immediatamente sotto la retina, e da altre alterazioni del fondo dell’occhio. L’esame eseguito con l’oftalmoscopio rivela nell’area affetta da ipoplasia coroidea una chiazza chiara, localizzata lateralmente rispetto al disco ottico. In alcuni individui possono essere presenti colobomi, cavità visibili nel disco ottico o in prossimità di esso, di dimensioni variabili, talvolta pari anche a quattro o cinque volte il diametro del disco stesso.Nella maggior parte dei casi il cane affetto da CEA conserva la vista a meno che non si verifichino effetti gravi quali emorragie intraoculari o addirittura il completo distacco della retina. Nei rough collie e negli shetland gli affetti da ipoplasia coroidea sono ancora considerati ammessi in riproduzione, tanto è ormai frequente la malattia in queste due razze. Nel border collie, che, come abbiamo visto, presenta un’incidenza media di affetti molto più bassa, l’atteggiamento di veterinari e allevatori di fronte a questi particolari casi è sempre stata meno tollerante, nella volontà di preservare la razza quanto più sana sia possibile.L’esame oculistico per individuare la malattia deve essere eseguito nel cucciolo in giovanissima età, preferibilmente fra la sesta e la settima settimana di vita. Infatti nei casi più lievi un controllo effettuato inetà più avanzata, potrebbe non rendere più visibile l’ipoplasia, a causa del subentrare di una pigmentazione secondaria della coroide. Si tratta dei cosiddetti casi go normal, che cioè tendono a normalizzarsi: il cane non manifesta più i segni oftalmoscopici della malattia, vede perfettamente, può condurre una vita normalissima ed essere impiegato nel lavoro ma non dovrà essere riprodotto. Il test sull’intera cucciolata piuttosto che sul singolo cane già adulto è pertanto molto più significativo e consente peraltro agli allevatori di individuare i soggetti che risultano non essere portatori della patologia, i soli che dovrebbero essere impiegati in riproduzione. Come è stato recentemente scoperto, il meccanismo di trasmissione ereditaria è di tipo autosomico recessivo e ciò limitatamente alla forma più lieve della malattia, quella che riguarda l’ipoplasia della coroide e per la quale abbiamo già visto essere oggi disponibile un test sul DNA. Si ipotizza una trasmissione di tipo poligenico per i casi più gravi ma nulla si conosce ancora per certo a riguardo.