La displasia dell’anca del Border Collie


testo tratto e adattato da “Il libro del Border Collie” – di F. Balducci – Ed. Ediemme – 2007 a cura Aldo Vezzoni e Massimo Petazzoni, Medici Veterinari FSA — Fondazione Salute Animale – Cremona

Definizione
La displasia dell’anca o HD, acronimo dall’inglese Hip Dysplasia, consiste in una malformazione dell’articolazione coxo-femorale nella sua componente acetabolare (displasia dell’anca di tipo acetabolare) o femorale (displasia dell’anca di tipo femorale) o di entrambe le componenti, che porta inevitabilmente a malattia degenerativa articolare o artrosi cronica. La sintomatologia clinica è variabile e non sempre è correlata alla gravità radiografica della malattia ed il momento in cui si rende manifesta non è solitamente prevedibile, essendo correlata al tipo di attività ed al carattere del cane.

Epidemiologia
La malattia è stata segnalata nel cane già nel 1935. E’ la malattia ortopedica, di origine non traumatica, più diffusa e più conosciuta dei cani di taglia media, grande e gigante (taglie canine in cui la malattia ha maggior prevalenza e soprattutto si manifesta con maggiore gravità). Sono state segnalate oltre 150 razze colpite da HD e la malattia riguarda quasi tutte le razze canine con livelli di prevalenza differenti che vanno dall’1% ad oltre il 50%; ciò significa che in alcune razze la metà circa dei soggetti è colpita da displasia. Secondo la OFA, Orthopedic Foundation for Animals, organismo no profit che si occupa del controllo delle patologie ereditarie negli Stati Uniti, il border collie ha una prevalenza di displasia dell’anca del 12,1 % (dati relativi ad uno studio condotto su 3174 soggetti). Queste cifre hanno un valore solo indicativo e sono generalmente sottostimate; le radiografie, infatti, dei cani che risultano evidentemente positivi non sempre vengono inoltrate alle centrali di lettura per la valutazione ufficiale e pertanto, dal campione che dovrebbe rappresentare l’intera popolazione, potrebbero invece mancare proprio i soggetti più displasici.

Patogenesi
La causa della patologia è multifattoriale, ossia numerosi fattori, quali quelli genetici, ambientali e nutrizionali, entrano in gioco nel suo sviluppo e nel determinarne la gravità. La displasia dell’anca é considerata una malattia ereditaria, pur non essendo congenita come accade invece nell’uomo (congenito significa presente dalla nascita), con modalità di trasmissione determinate da numerosi geni e quindi di tipo poligenico. Ciò significa che la malattia può essere trasmessa, con modalità ancora non chiarite, da un genitore ad un discendente, ma non è comunque presente quando il cane nasce perché la stessa articolazione si conforma durante il periodo della crescita. I geni possono influenzare un’ampia gamma di fattori quali la conformazione del bacino, la congruenza articolare, la forma del collo e della testa del femore, la lassità della capsula articolare, la massa muscolare, l’incremento ponderale medio giornaliero del cane e la sua velocità d’accrescimento. Nell’espressione dell’ereditabilità poligenica sono interessati anche importanti fattori ambientali quali l’alimentazione, il tipo e la quantità d’esercizio fisico, eventuali traumi e possibili malattie concomitanti. La corretta conformazione di questa delicata articolazione deriva da un giusto equilibrio fra le forze esercitate dalle diverse strutture ossee, muscolari, tendinee e legamentose che consentono alla testa del femore di rimanere ben alloggiata nella sua cavità acetabolare durante la crescita, momento in cui queste strutture sono plasmabili e modellabili per la corretta conformazione definitiva. La mancata congruenza articolare e la conseguente instabitità dei capi articolari provocano un’usura ed una degenerazione dell’articolazione che esitano inevitabilmente, con il passare del tempo, in artrosi cronica dolorosa e progressiva, talvolta invalidante per il soggetto affetto.

Segni clinici
La malattia colpisce generalmente entrambe le articolazioni e si manifesta con una zoppia, di entità variabile, fra i sei mesi di vita e l’anno di età anche se, nei casi più gravi i sintomi possono comparire sin dall’età di tre mesi ed in altri casi si rendono evidenti con il peggioramento dell’artrosi in età avanzata. I soggetti colpiti presentano una scarsa resistenza alla fatica, appaiono pigri, hanno il passo corto e portano il peso più sugli arti anteriori che sui posteriori, sviluppando maggiormente il torace e le spalle che la groppa, hanno difficoltà o impossibilità ad alzarsi sugli arti posteriori, presentano un’andataura a “coniglio” durante il galoppo (spinta simultanea di entrambi gli arti posteriori), hanno difficoltà ad alzarsi da seduto, nel salire le scale e nel saltare sull’auto, presentano rigidità mattutina o cosiddetta zoppia “a freddo” (rigidità articolare dopo prolungati periodi di riposo piuttosto che dopo moderata attività motoria) tipica di ogni forma di artrosi cronica.

Diagnosi
Il sospetto diagnostico di displasia dell’anca viene formulato successivamente ad un’accurata visita clinica ortopedica, in cui l’ampiezza dei movimenti articolari dell’anca appare ridotta e la manipolazione della zampa posteriore provoca una reazione dolorosa, soprattutto con i movimenti di abduzione, di estensione e di rotazione esterna dell’arto; la diagnosi viene poi confermata da uno studio radiografico dettagliato. Lo studio radiografico prevede l’esecuzione di radiografie che devono essere eseguite con il cane in anestesia per l’ottenimento d’immagini dettagliate e ben interpretabili. In anestesia possono anche essere eseguite altre misurazioni utili ai fini diagnostici e prognostici come l’angolo di sublussazione della testa del femore, indicativo dell’inclinazione del tetto acetabolare e l’angolo di riduzione della testa del femore, indicativo della lassità articolare.Gli interventi correttivi atti a ripristinare o a migliorare la congruenza articolare restituiscono una prognosi favorevole se effettuati tempestivamente, prima che l’articolazione sia degenerata a tal punto da essere compromessa. Pertanto è raccomandato che la visita clinica e lo studio radiografico siano effettuati all’età di 6 mesi nelle razze a rischio, anche se il cane apparentemente non presenta alcun problema ortopedico. L’esame radiografico definitivo, per poter destinare il soggetto esaminato alla riproduzione, deve essere effettuato all’età minima di un anno (un anno e mezzo nei cani di taglia gigante) in modo da poter percepire anche piccole anomalie radiografiche che ad un’età inferiore potrebbero non essere ancora manifeste. La radiografia di un’ anca displasica mette in evidenza alterazioni anatomopatologiche a carico dei tessuti osteoarticolari quali la non corretta conformazione della cavità acetabolare, del collo e della testa femorale nonché neoformazioni artrosiche più o meno marcate. Sono altresì evidenziabili l’eventuale dislocazione parziale (sublussazione) della testa del femore dalla cavità acetabolare o la sua eventuale dislocazione totale (lussazione).

Prevenzione della malattia
A tutt’oggi non esistono ancora test del DNA in grado di determinare se un soggetto riproduttore è portatore di HD; di conseguenza, la prevenzione della malattia consiste ancora nel far riprodurre soggetti che siano risultati esenti dalla malattia possibilmente da più generazioni. La riproduzione di soggetti esenti da malattia (fenotipicamente sani) non garantisce che la discendenza sia indenne, in quanto anche soggetti sani potrebbero essere portatori di geni della malattia; certamente l’accoppiamento di soggetti sani produce una discendenza con un’incidenza di displasia decisamente minore di quella prodotta con l’accoppiamento di soggetti displasici. Il test di progenie, consistente nel controllo di più soggetti appartenenti alla stessa famiglia (genitori, figli, fratelli, nipoti ecc) è in grado di pronosticare nel modo migliore il potenziale ereditario dei soggetti in esame in quanto permette di valutare il genotipo del soggetto, cioè la sua qualità riproduttiva; a questo scopo è però indispensabile che per ogni razza venga controllato un elevato numero di soggetti per poter disporre di dati statisticamente significativi. Il certificato d’esenzione dalla malattia si ottiene da una centrale di lettura accreditata come quella della FSA (Fondazione Salute Animale), sorta sull’esempio dell’OFA negli USA, rilasciato sulla scorta della lettura delle radiografie effettuate ed inviate dal proprio Medico Veterinario di fiducia. Il certificato riporta la classificazione stabilita dalla FCI (Federazione Cinologica Internazionale) che attribuisce alla displasia dell’anca cinque gradi, (A, B, C, D ed E); con il grado A s’indica un’anca conformata normalmente, con il grado E un’anca affetta da displasia grave e con gli altri gradi gli stadi intermedi (B quasi normale, C leggera displasia, D media displasia). Attraverso un’ulteriore suddivisione dei cinque gradi in 1° e 2° per ciascuno di essi è possibile paragonare ciascun sottogruppo alle diverse classificazioni utilizzate in altri paesi, come gli Stati Uniti, la Svezia, l’Olanda e la Norvegia. Per ogni razza le Società Cinofile Specializzate o i Kennel Club stabiliscono quali gradi sono consigliabili o richiesti per la riproduzione. Nelle razze in cui il controllo della displasia dell’anca ha già ottenuto dei risultati significativi in termini di incidenza della malattia, vengono accettati per la riproduzione solo i soggetti con grado A e B, mentre nelle razze dove l’incidenza è ancora elevata vengono accettati anche i soggetti con leggera displasia (grado C). La prevenzione della malattia, oltre che con i controlli genetici, si può migliorare con il controllo delle curve d’accrescimento dei soggetti a rischio, evitando sovralimentazioni e/o sovraintegrazioni con eccessi energetici, minerali e vitaminici che potrebbero inevitabilmente contribuire all’aggravamento della displasia in un’anca già geneticamente predisposta.

Terapia
La terapia della displasia dell’anca prevede numerosi trattamenti medico/conservativi o chirurgici a seconda della gravità della stessa e delle caratteristiche e dell’età del soggetto affetto.

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